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Poggio ridente, felicità nel bicchiere  

  • Immagine del redattore: alessandro felis
    alessandro felis
  • 23 gen
  • Tempo di lettura: 3 min

Una coppia di amici mi aveva parlato di questa cantina, nel novembre scorso, consigliandomi di andare a conoscerli. Un suggerimento invitante, supportato dal nome dell’azienda, così poco piemontese e, quindi, ancora più intrigante. Una visita veloce al sito aveva fornito preziose indicazioni su vitigni non scontati e accresciuto la curiosità di recarmi in questo luogo ridente, sin dal nome, e dalle uve non banali.


Di rado consulto i siti, sono della vecchia scuola e amo scoprire le cose da me, ma questa volta molti elementi mi portavano a volerne sapere di più. Molte attese e il rischio di rimanere deluso ma … non sarebbe stato così.


Martedì scorso arrivo a Cocconato d’Asti, così vicino da Torino, eppure ci ero stato, solo una volta, moltissimi anni fa. Il nome del comune l’ho sempre associato ai vini, ça va sans dire, ma anche alla ghiotta robiola che si distingue, decisamente, dalle altre prodotte nella nostra regione.

Poco lontana dal centro del paese, la casa che sorge dove il nonno di Luigi, titolare, coltivava l’orto, affascina nella sua semplicità e conquista con un panorama mozzafiato sulle vicine colline. Anche la famiglia di Cecilia, moglie di Luigi, aveva la cascina, poco distante da qui. Con lo sguardo, a 360 gradi, si abbraccia la storia, il passato e il presente di una vita che non potrebbe esulare da questa terra, ancora così vera, poco antropizzata e aperta al turismo di massa. Nel 1997 inizia l’avventura e nasce l’azienda che oggi conta circa 11 ha.


In questa zona non si poteva che partire con le uve Barbera, per poi continuare con l’Albarossa, scelta non così scontata quella dell’incrocio dell’uva locale con il Nebbiolo di Dronero. Poi negli anni arrivano i foresti, i vitigni cosiddetti internazionali: bianchi (Riesling, Sauvignon e Viognier) ma anche Pinot noir e poi ancora il Ruchè che ai sentori tipici del vitigno aggiunge frutti rossi croccanti e aromi di confettura di susine che lo rendono di beva dotta e sensuale. Il Monferrato Doc bianco, assemblaggio delle 3 uve bianche francesi, conquista al primo sorso e dimostra quanto, anche la terra piemontese, possa originare bianchi profumati, dalle spiccate note minerali, di in buona grassezza in bocca, tanto da riportare col pensiero a sensazioni di etichette del nord ovest della nostra penisola. Un vino che rimane impresso e ammalia.


Lascio gli altri rossi a un prossimo incontro, l’etilometro incombe, ma sarebbe stato impossibile chiudere senza assaggiare il vermouth. Vagabonda è il nome del vino aromatizzato, una ventina sono le botaniche che lo originano su base di Viorange, il Viognier orange di casa Dezzani. Austero e seducente, evidenzia note di amaretto che lo contraddistinguono inequivocabilmente da quanto in commercio. Come per gli altri vini degustati, in questa breve parentesi monferrina, spicca una forte identità, figlia del territorio e di una attenzione dalla vigna alla cantina non comuni e con la conduzione biologica da sempre.


Tre sono i figli dei padroni di casa: Romolo, che vive a Dubai, Maria Sole, enologa ed Eleonora già titolare di una laurea in agraria e ora in procinto di completare il corso di enologia. Le quote rosa di famiglia garantiscono al Poggio di Cocconato, un futuro radioso e …ridente!

 

Poggio Ridente 

C.so Pinin Giachino, 93 - Cocconato (At)           

'Tel: +39. 351.9703573            







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Alessandro Felis

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