Amedeo VI di Savoia, Conte di Savoia e Conte d'Aosta e Moriana dal 1343 al 1383, fu soprannominato il Conte Verde per la sua predilizione, almeno così si narra, a sfoggiare, nei numerosi tornei cui partecipò in gioventù, abiti, bardature e vessilli del colore della speranza.
Sembra che a lui sia anche legato il blu, il colore nazionale italiano. Difatti, prima di partire per una crociata voluta da papa Urbano V, Amedeo VI volle che sulla nave, ammiraglia della flotta, sventolasse una bandiera azzurra accanto allo stendardo dei Savoia.
Una via gli è dedicata a Torino, a pochi metri dal Municipio e, porta il suo nome, anche il locale che si affaccia sulla medesima all’angolo con via Palazzo di Città. Un amico, circa due anni fa, mi consigliò di andarci a prendere il caffè ma soprattutto di assaggiare le code d’aragosta, le sfogliatelle napoletane alla crema che definiva eccezionali così come avrei presto avuto modo di sperimentare e … confermare. Caffetteria, pasticceria ma anche ristorante e pizzeria, tante sfaccettature che fanno sì che, a qualsiasi ora della giornata, l’enclave golosa sia frequentatissima. Al bancone, arricchito di paste, pasticcini, tramezzini, croissant salati e, bugie in tempo di Carnevale, habitué torinesi, di cui ormai faccio parte, e gruppi di turisti si affiancano senza interruzione. Le comitive di stranieri, molte, si contendono vermouth e bicerin all’insegna di un rito torinese che strizza l’occhio al Conte che campeggia sull’insegna e in numerosi ritratti che abbelliscono le sale.
Umili e schiva nei modi, verrebbe da dire sabauda, come richiede l’ambiente, la famiglia Stinelli accoglie. I genitori sono figli del sud, dell’immigrazione che ha contribuito allo sviluppo della Fiat, delle grandi fabbriche. Giuseppe ha lasciato Ischitella, in provincia di Foggia, con la valigia di cartone per raggiungere lo zio; Antonietta, originaria di Avellino, arriva a Torino con i suoi. Insieme tornano, ogni anno, nel Gargano nella tenuta di famiglia del marito, a novembre, per raccogliere le olive che verranno frante in un molino per ottenere poche bottiglie di olio, ottimo quanto prezioso, utilizzato nella cucina del Conte Verde. La mamma, pasticcera e cuoca, sposa la tradizione piemontese alle sue origini. I figli Agostino ed Enzo, sono rispettivamente responsabile del bar e pizzaiolo ma sono impegnati ogni dove e, sempre all’opera.
Una storia di lavoro, sacrifici che vede sempre la famiglia al centro delle decisioni e della vita. Un primo bar poco lontano dalla sede attuale nel 1986 e poi undici anni dopo l’approdo che vede l’attività dei Stinelli moltiplicarsi e diventare proposta plurima all’insegna delle cose buone. Chiacchierando vengono fuori ancora immagini della Torino che fu e che rimane nelle memorie come immagini indelebili che hanno segnato un’epoca. La prima esperienza lavorativa di Agostino è all’Augustus di via Roma, a quindici anni. Fresco di bocciatura, quella che doveva essere una punizione, gli apre le porte sul suo futuro, una formazione che rimane nel quotidiano, una passione che nasce in uno di quei locali che era l’essenza della nostra città.
Ero giovane, ma ricordo ancora Monsu Pia alla cassa “cerea Monsu, cerea Madamin”, un saluto pieno di professionalità e di rispetto. La parlata piemontese che commuove e … viene spontaneo il confronto col “salve”, sempre che ci sia il saluto, che viene lanciato oggigiorno nella maggior parte degli esercizi pubblici.
Il Conte Verde, quello dei dipinti, ormai lontano da questa terra, può dormire sonni tranquilli, la tradizione di cortesia si perpetua. Per scoprirlo basta fare una passeggiata in centro, a scoprire le vie del Quadrilatero Romano, quelle meno scontate, meno frequentate e terminare con una pausa dolce o salata in questo luogo che regala anche sorrisi e modi di una volta.
Conte Verde
Via Palazzo di Città, 21/f - Torino
Tel: +39 011 52 11 056


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