Conosco ormai Davide Pinto da alcuni anni e stargli dietro non è affatto facile. Detto da uno che sta raramente fermo e che quando non lo cercano si inventa mille cose per rendere ancora più vivo il mondo dell’enogastronomia può suonare abbastanza strano. Eppure, è così! Geniale, creativo ma ancor di più - e qui va il vero plauso - fine conoscitore dell’uomo, anzi degli uomini - e dei relativi prodotti - da coinvolgere per fare sistema con sinergie sicuramente originali, indubbiamente importanti e vincenti sin dall’idea che le ha fatte nascere, Davide è un vulcano costantemente in attività.
La mixology, anche per merito di Affini/Rivendita nelle sue varie declinazioni, sta vivendo un periodo d’oro e la città dove è nato e si è evoluto il vermouth è, ora, una fucina per affermati e apprendisti barman e barlady che inventano, miscelano e propongono. L’abbinamento - pairing come si usa, ahimè, dire ora - a tavola non si fa solo più col vino ma anche con i cocktail, i saké, i tè e gli esperimenti si moltiplicano. Venerdì scorso siamo andati ben oltre e, con studio, metodo, provocazione e professione, i risultati sono stati lusinghieri.
Con la partecipazione dell’Istituto di Tutela della Grappa del Trentino e della Distilleria Montanaro di Gallo d’Alba l’evento si annunciava impegnativo, stimolante, importante. Pensavo a una piccola degustazione da consumare nell’intervallo di pranzo, invece il coinvolgimento era totale: 8 assaggi per 8 drink più i fuori programma. Lo squadrone dei distillati trentini con l’aggiunta della distilleria langarola forniva gli ingredienti caratterizzanti di accompagnamenti inconsueti ma convincenti dei piatti elaborati dalla bella mano di Niccolò Tealdi. Tornerò per focalizzare sulla cucina del giovane chef: quaglietta in doppia cottura, pâté di fegatini, fonduta svizzera alla toma di Gressoney e noce di manzo marinata sono tanti ottimi motivi per approfondire la conoscenza delle proposte del nuovo entrato nella squadra Affini. Dopo gli studi classici, ha preso la vita con filosofia come ama ricordare e si è lasciato trasportare ai fornelli con esperienze importanti a Roma e nella nostra città. Una volta ancora, la dimostrazione che la formazione letteraria apre tutte le porte e soprattutto la mente. Insieme a Michele Marzella, altro giovane agguerrito, anima e corpo della mixology non solo cittadina, forma un binomio, nato da poco, ma il cui potenziale è già foriero di stravolgimenti nel modo di bere e mangiare. Non ci resta che soccombere alle novità che quando sono ragionate e frutto di studio rigoroso, devono assolutamente essere prese in considerazione.
E Davide Pinto se la ride pensando ad altri progetti, a Green Pea, ma questa è un’altra storia e ve la racconterò prossimamente.
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