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Alessandro Felis

White or red or sparkling Christmas?


Quanti luoghi comuni sul Natale e sulle festività di fine anno ormai alle porte! La condivisione del lieto evento, della luce che ha illuminato il mondo, troppo spesso diventa occasione di stress, di corse spasmodiche ai regali, ai cibi e alle bevande che dovranno essere al centro della ricorrenza, in una commistione di riti sacri e profani.


In molte famiglie si riaccende l’eterna diatriba tra il rispetto delle tradizioni e l’innovazione. In Piemonte si ripropone la cena della vigilia di magro e poi l’abbondare di leccornie per il pranzo di Natale che diventa una vera e propria tavolozza da gastronomi impenitenti. Ogni famiglia rispolvera la ricetta degli agnolotti che, ovviamente, è sempre quella originale e migliore di qualsiasi altra.


E il vino? Parafrasando il motto di una nota casa di Champagne, “il vino è festa” e diventa insostituibile compagno di pranzi, cene e veglioni. Le occasioni di brindisi si moltiplicano e le bollicine fuoriescono a fiotti da più o meno blasonate bottiglie, immancabili nella cantina natalizia. Si ripropone, reiterata all’infinito, l’enologica eresia che da sempre vede i dolci, panettone e pandoro in primis, abbinati ai brut. Se spumante secco deve essere, ricordiamoci di servirlo in aperitivo o con antipasti, soprattutto di pesce, ed esploriamo il nostro territorio per scoprire vere perle enologiche. L’Erbaluce di Caluso Spumante Metodo Classico, vanto dell’enologia torinese, rappresenta un’alternativa di classe a tanti vini effervescenti più conosciuti ma senza la forte identità territoriale del Canavese. E per i dessert, non possiamo che rivolgerci alla declinazione storica dell’ Erbaluce con il Passito che ammalia con le sue note dolci e vellutate, equilibrate dalla buona acidità che caratterizza il vitigno. Non dobbiamo pertanto scordare che la nostra regione vanta molti altri nettari dolci, figli delle uve Moscato, Brachetto e Malvasia. Se poi vogliamo chiudere con i profumi e il calore del sole di Sicilia, l’imperituro Passito di Pantelleria, rimane sempre un’ottima soluzione


E che Natale sarebbe se al centro della tavola imbandita in Piemonte non svettasse il re dei vini, il langarolo Barolo, con secondi importanti, corposi ma anche e soprattutto per il piacere del palato. Personalmente amo quello rude, un po’ spigoloso e affinato nel legno grande. Quello vero, per intenderci, che le mode e il gusto internazionale hanno relegato a retaggio di archeologia enoica ma che è il biglietto da visita delle colline, oggi patrimonio dell’Unesco.


Tra le varie libagioni, lasciamo il posto per un sorso di vermuth, vino aromatizzato simbolo della torinesità, tornato alla ribalta in questi ultimi anni, ma che molti ancora non sanno apprezzare come abbinamento oltre che degli aperitivi, di molti piatti, formaggi e svariate tipologie di cioccolato. Cin cin!



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