Indovina dove vado a cena stasera? Parafrasando il celebre film, inizia la bella avventura che venerdì sera mi ha portato con un gruppo di amici e colleghi giornalisti a vivere un’esperienza intrigante e fuori dal comune. Appuntamento a Piossasco, al 27 di via Palestro, cena in ristorante giapponese. Il navigatore ci porta con precisione davanti a una classica casa da centro paese, inizio Novecento, con tanto di cancello che si apre sul tradizionale piccolo cortile che lascia intravedere un ballatoio. Nessuna insegna, sicuramente il locale sarà più avanti, meglio posteggiare nella vicina piazzetta. Torniamo sui nostri passi e sbirciamo dall’inferriata che, anche a piedi, non evidenzia la presenza di un locale. Nulla di evidente. Proviamo a salire dalla scala e siamo accolti da un uomo in kimono color nocciola. Non vi sono dubbi, siamo nel posto giusto.
Cortese, riservato, ma dai lineamenti europei, il padrone di casa, Simone Oberto, ci accoglie. Sottolineo, il padrone di casa, perché non siamo in un ristorante. Ecco perché non vi era nessun segno di riconoscimento esterno! Siamo ricevuti da una famiglia italo-giapponese che ci porterà, il tempo di una cena, a Myazaki sull’isola di Aoshima, luogo natio di Naomi Sonoda, moglie del titolare. Fatevi raccontare la loro storia o leggete il libro che la riporta, vi meraviglierà ancora prima della cena che nasce intorno a due menu (a 35 e 50 €) con birra Kirin Ikiban Shibori e sake Kubota in abbinamento (vini de La Bulichella in alternativa). Inizia il percorso e cadono le prima certezze, il sushi che ci verrà proposto in assaggino con 2 nigiri e 4 maki non è il piatto nazionale nipponico o per lo meno non è il quotidiano dei pasti dell’arcipelago orientale. E qui mi sono sentito come quei turisti stranieri che pensano che la pizza o gli spaghetti siano la nostra principale fonte di nutrimento! Bacelli di soja (edamame), kimpiri di carote, squisito, e grande brodo di tonnetto e spinaci. Da urlo i shumai, ravioli aperti di maiale, così come le polpette di pollo e tofu tsukune. Otto piatti che ci trasportano in Oriente, in un altro mondo, in una cultura dove inchini, sorrisi e parole sussurrate ti fanno stare bene. La piccola sala da pranzo, quattordici coperti più otto in un’altra stanza è stata doverosamente ristrutturata da Angelica Morra dello studio di architettura Fragomeli. La vecchia locanda dei nonni e prozii di Simone, dove era arrivata la prima TV di Piossasco, ha smesso l’accento piemontese - salvo per il bel pavimento in cotto originale - e rivestito le sfumature del Sol Levante, in un connubio che lungi dal sembrare strano ci pare normale, tanto tutto si integra alla perfezione. La mise en place è elegante, di buon gusto e i piatti sono di un artigiano di Ciriè. Anche qui il dualismo o meglio dire lo stile fusion.
Ricordatevi di arrivare puntuali alle 20.30, a casa di amici si mangia tutti alla stessa ora, e di portare i contanti. Alla prima visita vi sarà rimessa la tessera dell’Associazione Culturale Giapponese Inro e Netsuke. Cosa significano questi due nomi? Un’altra bella storia, come quella d’amore che ha portato Naomi, cantante lirica, nei pressi di Torino. La scoprirete andando da loro, a mezz’ora dal centro del capoluogo.
E per un attimo, uscito dalla cucina, il soprano ci delizia con la sua voce melodiosa, potente, con un’aria verdiana, chissà perché mi sarei aspettato un accenno a Puccini, alla Madame Butterfly? Sayonara!
Le Petit Restaurant Japonais
Via Palestro, 27
Piossasco (To)
Tel: 340.96.24.553