La piccola pasticceria di Domenico Giordano nasce nel 1897 e diventa ben presto una vera e propria fabbrica del cioccolato. Dal 1970 passa nelle mani della famiglia Faletti, cambia il cognome ma non la filosofia. Nell’antica bottega che si affaccia sui giardini di fronte a Porta Nuova si respirano le atmosfere passate, di quando la cicolata era una coccola tutta torinese che ci si concedeva passeggiando sotto i portici del centro. Altri tempi, altri stili di vita, ma nel laboratorio di Leinì, molte lavorazioni sono immutate. Preferiti, tris di nocciole, cremini, cioccolatini al liquore, boeri, diablottini, fiocchi di neve, ecco alcune delle specialità della casa ma il fiore all’occhiello sono i gianduiotti. I tempi e i costi attuali impongono quelli modellati nello stampo ma come non rimanere affascinati da quelli che nascono dalla destrezza delle “giandujere”. E’ così che Mario Faletti chiama le ragazze che con il solo ausilio di due spatole modellano e tagliano l’impasto di cacao, nocciole Piemonte e zucchero. Un colpo di maestria frutto di anni di pratica, per poi incartare uno a uno i bocconcini che, senza l’aiuto di alcuna bilancia, nascono tutti esattamente dello stesso peso. Una lavorazione che non possiamo che definire di archeologia artigiana, unica nel suo genere. I prelibati bocconcini, discendenti diretti dei “givu” hanno un alter ego femminile: le giacomette, variazioni sul tema ma con pezzetti di nocciola che, in bocca, aggiungono croccantezza al gusto sontuoso, morbido e inconfondibile. Non si possono dimenticare le ghiotte tavolette né tantomeno le creme da spalmare al gianduja ovviamente ma oggi anche al pistacchio e al caffè. Marco e Laura, ultima generazione di casa Faletti tramandano la tradizione.
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